La celebre frase di Le Corbusier esprime bene la contraddizione
della società odierna di dover costruire pur vivendo in un territorio già
saturo di edifici.
Compito dell’architetto è quindi individuare i modi per
costruire senza occupare nuovo suolo: recuperare il patrimonio edilizio
esistente, usare materiali rinnovabili, annullare la produzione di scarti.
La scelta di seguire la filosofia del costruire senza
costruire diviene una scelta necessaria per evitare l’autodistruzione. Bisogna
essere consapevoli che la crescita non può continuare per sempre ma che ha dei
limiti in termini di spazio ambientale, di risorse disponibili e di patrimonio
naturale.
Si tratta quindi di adottare quello che Rifkin indica come
“modello climax” e che rielabora a partire dalle teorie del biologo Alfred
Lotka. Questi aveva scoperto che in ogni ecosistema sono ravvisabili due fasi
nello sviluppo degli organismi: una è la fase di colonizzazione in cui gli
organismi favoriti sono quelli che riescono a sfruttare al massimo l’energia
disponibile; l’altra è quella del climax in cui le varie specie devono essere
in grado di specializzarsi a usare una minore quantità di energia per evitare
il totale sfruttamento delle energie residue dell’ambiente. Questa seconda fase
rallenta il processo entropico. Ecco l’unica alternativa alla fine.
Questo spostamento che implica una decrescita energetica,
potrà avvenire assumendo la pratica del costruire senza costruire: progettare
secondo i criteri dell’architettura necessaria, evitare il superfluo,
recuperare ciò che già c’è, pensare al ciclo di vita di ogni materiale, tornare
ad agire in un ottica locale. Infine un altro elemento essenziale è quello di
sviluppare un tipo di architettura dinamica, capace di adattarsi alla variabilità
delle condizioni e delle necessità dell’utenza.
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